Pineal Soccer va oltre il terreno di gioco. E traduce in maglie da calcio ogni idea, ogni ricordo che passa per la mente.
In occasione dei 30 anni dall’uscita di Street Fighter, uno speciale con 24 maglie, due per ogni personaggio originario della serie.
Dimmi che non ti sei perso il primo articolo con la panoramica delle maglie.
Due maglie per ognuno dei 12 personaggi: prima maglia per i combattimenti casalinghi, seconda maglia per far visita a M.Bison… o combattere contro se stessi prima della seduta dallo psicologo.
Senza ombra di dubbio, il più figo del videogame.
Stile, energia, abnegazione, sguardo di ghiaccio.
È un po’ il Carlo Cracco di Street Fighter.
Si narra che abbia spezzato il cuore alla cinesina dall’alluce valgo, Chun Li, e che lei per ripicca si sia iscritta al torneo per menarlo a dovere.
Si allena 26 ore al giorno, prendendo in prestito 2 ore dal giorno dopo, in totale solitudine ascoltando di tanto in tanto i successi di Claudio Baglioni.
Il fido discepolo di Ryu è finalmente pronto per sfidare, e superare il maestro.
Un americano che ha da imparare da un giapponese, di certo non era un concetto molto ben visto ai tempi dell’uscita del videogame.
Ma tant’è. Ken scimmiotta le mosse e tecniche del maestro in un misto di invocazioni sul cui significato si è espresso anche il Cicap.
Edmond, tipico nome del Giappone Settentrionale, era un bambino pacifico e sornione.
Ma ben presto, la rigida dieta a base di pane e schiaffoni, ne ha temprato il carattere forgiando l’uomo che ora è.
Ha il girovita di un autolavaggio.
Trangugiatore seriale di riso basmati, vanta un fabbisogno idrico di una piantagione di friarielli.
Trascorre le sue giornate a sollazzarsi in ammollo e allenandosi in delle testate che riscrivono le più banali leggi della fisica.
Il fatto che arrivi a saltare 3 metri getta ancora più interrogativi su tutta la faccenda.
Tornata dall’Erasmus a Kyoto, e col cuore in frantumi, decide di porre le basi per la propria vendetta.
Decide di spingere il proprio corpo al limite dell’umano con delle sfiancanti sessioni di TRX – dopo una piccola parentesi di Zumba – optando per un abbigliamento sobrio e discreto.
La sua presenza nel torneo di Street Fighter è alla stregua di quella delle veline nei programmi calcistici. Piazzata ad arte per attirare gli ultimi scettici.
Non conta la tenera età: l’ormoncino fa sempre la sua parte.
Orribilmente sfigurato da un esperimento condotto nei segreti laboratori di M.Bison, pare che in origine fosse un amico e collega di Guile.
Ma alcuni elementi non tornano.
Non si spiega come mai sia brasiliano e come mai, appena senta nominare il buon vecchio amico gli salgano i 5 minuti.
Quando si incazza si rannicchia e assicura il fabbisogno energetico di un condominio a 3 piani.
Inoltre, la mutazione genetica ha compromesso le funzionalità intestinali provocando una grave intolleranza ai lampascioni pugliesi, che si traduce in 3 giorni di pestilenziali flatulenze.
Senza ombra di dubbio, il povero idiota della compagnia.
Rappresenta l’emblema del rozzo metalmeccanico tutto muscoli, niente cervello e parecchi trigliceridi, la cui scellerata ideazione in tempi di guerra fredda ha più volte rischiato di accelerare la corsa agli armamenti.
Sotto l’imponente massa muscolare nasconde la morbidezza di un torroncino, e dietro l’aspetto rude e irsuto cela la tenerezza di un orsacchiotto.
Non va tanto per il sottile. Agli Hadoken risponde con “Sticazzi”, ingollando vodka e correggendo l’apporto di nutrienti con del burro fuso.
Mi chiedevo se potesse mancare la fulgida propaggine dello Zio Sam.
TAC!
Così spavaldo da parcheggiare l’aereo in doppia fila ed esibirsi davanti a ridenti donzelle in minigonna inguinale sferzate dal feromone.
Sa fare di tutto, che te lo dico a fare? Saette energetiche, calci a testa in giù, mosse da wrestler, sforbiciate che neanche Djorkaeff, e anche un’ottima besciamella senza grumi.
Ha preso malissimo la caduta del muro, trovando parziale conforto nella lettura delle opere di J.R.R. Tolkien.
Si calcola che, solo di casse di legno piazzate ai bordi della scena di combattimento, il governo americano abbia speso nel corso degli anni oltre 3 miliardi di dollari. A spese dei contribuenti, ovviamente.
Più passano gli anni, più non riesco a capire il senso di questo omuncolo.
Nulla può una scena popolata da maestosi elefanti e arredamenti ampollosi. La figura dello scemo del villaggio ce la fa comunque.
Sì, perché assorbe legnate praticamente da chiunque, e quando è alle strette ricorre a miseri mezzucci come il teletrasporto e i calci da 5 metri.
Al limite, l’acuto reflusso gastroesofageo lo spinge a difendersi sputando fuoco qua e là, ma niente di più.
Il forte pacifismo radicato nel suo cuore compassionevole lo incanale sempre verso le soluzioni pacifiche. E i risultati si vedono.
Negli anni ha mantenuto la classica fisionomia da freno a mano.
Oggi produce burro di karité biologico nello stato dell’Uttar Pradesh.
Nella sua psiche è andato tutto liscio fino al periodo delle scuole superiori.
La sua vocazione astronomica e la sete di scienza furono falciate come farfalle in autostrada nel momento in cui scoprì che il suo liceo Scientifico prevedeva una massiccia mole di filosofia, letteratura latina e storia dell’arte.
Da quel momento il suo organismo ha sentito la necessità di picchiare qualsiasi cosa proiettasse un’ombra.
E il fisico ha seguito questa insalata russa emozionale, sviluppando ben presto una muscolatura fuori dal comune.
È l’unico del torneo a combattere solo con i pugni, astenendosi rigidamente dal ricorso a calci, onde energetiche e altre diavolerie.
Anche perché, se avessimo visto un pugile picchiare con un tagliere di legno, qualcosa non avrebbe quadrato.
Indossa una maschera, ma non è Zorro.
Indossa pantaloni da flamenco, ma non è un ballerino.
Indossa un guanto con artigli d’acciaio, ma non è Wolverine.
Ha una vocina stridula e penetrante, ma non è Sandra Milo.
Diciamocelo: gli autori di Street Fighter hanno voluto destabilizzare la nostra psiche con questo tizio dalla dubbia eterosessualità.
Assiduo consumatore di guaranà, è sempre sovreccitato, salta in continuazione, anche sul tram.
È l’unica persona sana di mente del torneo.
Se ne sta per i fatti suoi tutto il giorno, a compravendere stock di gamberetti e pensare come pagare meno tasse.
La profonda cicatrice che campeggia sul suo petto gli fu vigliaccamente inflitta da Ryu, dopo un acceso diverbio, con un volgare bilama Gillette.
Tuttavia, il guerriero di Bangkok vecchia, assorbito il colpo, ribatté in tono di sfida “Manco er sangue me fai uscì”.
Giusto il tempo di ricomporsi, che dalle lunghe pertiche del tailandese iniziarono a piovere raffiche di tripli calci volanti carpiati variegati all’amarena, che tramortirono Ryu.
Sagat, non pienamente pago, incalzò prontamente verso il giapponese esanime: “Arzate a’ cornuto, àrzate!”
La M. sta per Maurizio.
M. Bison è il cattivone del torneo, ed ha combinato così tanti casini in giro per il mondo che un po’ tutti hanno dei buoni motivi per riempirlo di botte.
Il povero Blanka è una sua creazione.
Tutto il torneo è una sua creazione.
A Honda è arrivato il conguaglio dell’acqua e a Ken ha rigato la fiancata della Polo facendo manovra nel box.
A causa dei suoi botti di fine anno Sagat ci ha rimesso l’occhio destro – “Sì sì, tranquillo, li ho provati stamattina”.
E Balrog ha perso mezzo milione di dollari con le opzioni binarie – “Sì sì, tranquillo, ieri in mezz’ora ho guadagnato 38 euro”.
Cosa ne pensi di queste 24 maglie? Dimmi che sei tornato bambino per un attimo.
E dimmi che hai riconosciuto l’elemento sulla seconda maglia di Guile…
Non ti sarai mica perso la parima parte con la panoramica delle maglie, vero?
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